Intraprendo questo sciopero della fame collettivo insieme ai compagni Luca Bernasconi, Costantino Ragusa e Marco Camenisch. Per la durata di 20 giorni. I contenuti di questo sciopero sono espressi e delineati nella loro totalità nel nostro scritto collettivo.
Questa iniziativa rappresenta un’importante e necessaria continuità di lotta, per continuare il percorso intrapreso nonostante queste mura e queste sbarre che ci tengono prigionieri e come continuità nell’affinità anarchica verde che ci unisce.
Per essere presenti nel movimento rivoluzionario, nel movimento di liberazione animale e della Terra, come soggetti attivi in lotta anche se in carcere. Questo sciopero della fame supera la forte censura, rallentamento e restrizioni della posta che stiamo avendo noi tre in carcerazione preventiva, abbatte i muri dell’isolamento e ci unisce a tutte/i voi fuori, a tutte/i coloro che lottano contro questo esistente.
Per riaffermare la fondamentale critica al paradigma antropocentrico, che va alle radici di questa società tecno-industriale ed ogni sfruttamento. Radici insite nella nascita della civilizzazione con l’estraniamento e separazione dell’uomo e della donna dal resto della natura e con l’addomesticamento del mondo vegetale e animale.
Per rilanciare con forza la lotta contro ogni nocività e sviluppo scientifico-tecnologico che vede il suo apice nelle biotecnologie e nanotecnologie. Fermiamo l’avanzata dell’ingegneria genetica e l’entrata degli OGM in Europa, prima che sia troppo tardi!
Contro la devastazione d’interi ecosistemi naturali e delle loro biodiversità, contro ogni sfruttamento e oppressione su ogni essere vivente e la Terra.
Contro l’intero sistema di dominio, in ogni sua manifestazione.
Fredde sbarre di metallo, corpi ammassati uno sull’altro, ganci di ferro pendono dal soffitto, scossa elettrica, pistola alla tempia, ganci conficcati nella carne, gola squarciata, sangue che sgorga, un corpo a pezzi…
Mani afferrano e bloccano gli arti, aghi sotto pelle, elettrodi nel cervello, liquido biancastro nelle vene, corpo immobilizzato, occhi sbarrati, bruciore, dolore, lenta agonia… Bisturi che tagliano, squarciano e sezionano organi ancora caldi… Corpi, solo corpi, nella negazione assoluta d’ogni individualità e sensibilità. Allevamenti intensivi, sperimentazione animale… Contro ogni gabbia, per una liberazione totale.
A quei battiti del cuore che si sentono in gola, sempre più forti… A quel fiato spezzato mentre si corre sotto le stelle… Lontano un lampo squarcia il silenzio e il buio di un cielo cupo. Correndo senza paura incontro alla tempesta, stringendo al petto i pugni, con negli occhi la luce delle stelle e nel cuore la passione del fuoco della lotta che non smetterà mai di ardere…
Silvia Guerini, Carcere di Biel – Svizzera, Settembre 2010