Il
15 aprile scorso tre amici e compagni sono stati arrestati a Zurigo
con pensanti accuse (detenzione di materiale vario atto a sabotare
una multinazionale bio e nanotecnologica). Non ci interessa
entrare nel merito di ciò che è trapelato dai media in questi
giorni ed è presto per capire come si delineerà una situazione che
si fa avversa nei loro confronti. Di certo non abbiamo bisogno di
sapere da
chi non li conosce come noi, chi sono e cosa anima
Costa, Silvia e Billy…ognuno nella sua bella e intensa
individualità.
Per noi sono innanziatutto tre di noi…persone
con cui condividiamo tanto, persone i cui percorsi si intrecciano da
anni con i nostri per una questione di comuni sensibilità.
Quante
iniziative e quanti confronti hanno impreziosito i nostri
rapporti…quanti già avvenuti forzati allontanamenti hanno
rafforzato i nostri legami anche nella reciproca distanza…
Dopo
una loro recente, ennesima disavventura repressiva, ci dicevamo
quanto in passato fosse venuto a mancare il supporto non tanto dei
cosiddetti movimenti anarchici, ecolgisti e animalisti in cui
militano.
Constatammo piuttosto che non si era riusciti a portare
a conoscenza delle loro storie di resistenza anche e soprattutto
coloro i quali ancora stentano ad unirsi alle lotte di liberazione
dalla discriminazione e dallo
sfruttamento.
Con questo ricordo
di un’incompiutezza, il gruppo di antispecisti libertari
EmpatiAnimale desidera da oggi in avanti raccontare cosa sta
succedendo loro, ora che sono detentuti in un carcere (e chissà per
quanto tempo a venire): vorremmo che sempre più persone percepissero
quale peso eccessivo si portano sulle spalle coloro i quali cercano
di reagire ai poteri forti. Desidereremmo che si comprendesse come
lasciare soli a battersi i più determinati contribuisce ad inasprire
le loro condanne. La prigione fisica di Costa, Silvia e Billy,
così come quella degli
animali rinchiusi negli allevamenti e nei
laboratori…dovremmo sentirla come anche la nostra, quanto meno a
livello mentale. Non ci può essere libero vivere individuale se la
collettività è nel suo insieme sedotta e
venduta, schiava e
prigioniera.
Per quanto non sia facile definire il concetto di
responsabilità e descrivere un comportamento responsabile, possiamo
considerare che oltre alla responsabilità personale verso la nostra
vita esiste una responsabilità sociale che abbiamo l’uno verso
l’altro. Riappropriamoci dello spazio necessario a
condividere…avviciniamoci ai
nostri compagni animali umani e non
umani che stanno pagando nella solitudine e nella privazione una
realtà di dominio generalizzato costruito sull’assoggettamento del
‘rivoltoso’ e del ‘diverso’.
Libertà per tutti è possibile,
nel dolore e nella felicità che si trovano in ogni cammino di sua
ricerca.
Libertà per Costa, Silvia e Billy…affinchè questa
frase non si (e ci) riduca a freddo slogan di circostanza, ma diventi
un’ispirazione profonda ad ascoltar la voce sopìta dei ‘meno forti,
meno potenti, meno abbienti’…di quelli che di solito chiamiamo "gli
altri" senza capire che forse è di un comune ‘noi’ che abbiamo
bisogno.
EmpatiaAnimale