LUGANO: GIORNATA SU LIBERAZIONE ANIMALE E DELLA TERRA

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TORINO: PRESENTAZIONE “L’URLO DELLA TERRA”

8gennaio CORRETTA

RIPRENDIAMO LE OSTILITA’ ALLE TECNO-SCIENZE

COSTRUIAMO UNA SETTIMANA DI MOBILITAZIONE CONTRO LE BIONANOTECNOLOGIE

Questi sono alcune delle riflessioni uscite dall’Incontro solidale del 29 Novembre a Radio Backout in vista del processo che si svolgerà a Torino il 13 Gennaio contro Billy Silvia e Costa.
Erano presenti compagne e compagni principalmente da Torino, Milano e Padova. 

– Anche in contesti radicali con un’opposizione al sistema si percepisce una mancanza di critica che vada in profondità, che sappia cogliere le interconnessioni e che comprenda l’urgenza di opporsi al nuovo totalitarismo creato dalle tecnoscienze
– Non si dovrebbe incentrare la nostra attenzione solo sullo specifico caso repressivo, ma attraverso esso trasmettere il senso e il contenuto che questo porta e trasformarlo in nuove possibilità di critica e lotta
E’ stato ricordato che chi porta avanti un lavoro sulla solidarietà ai compagni e alle compagne non è uno specialista della solidarietà, ma porta avanti anche altri percorsi
– Porsi il problema di come comunicare fuori da contesti ristetti o di movimento alcune questioni di non immediata comprensione e interconnessione. Sicuramente uscendo dalle logiche del potere e dai suoi tecnicismi. Senza essere a nostra volta tecnici o portare esperti dalla nostra parte, nè c’è bisogno di addentrarsi in una comprensione tecnica per trasmettere le nostre ragioni, che sono un rifiuto totale delle nocività non solo per ragioni ambientali, ma proprio per la loro stessa natura di espressione del dominio
– Ci si è posto l’interrogativo se comunicare alle persone o a situazioni già sensibili su alcune questioni, anche se ancora mancanti di una critica radicale. Ponendo la questione su quali siano i nostri referenti e quali gli obbiettivi. L’obbiettivo dovrebbe essere sviluppare un’opposizione a questa società fondata sullo sfruttamento e quindi per alcun* i referenti sono situazioni già sensibili, per altr* non bisognerebbe mai abbandonare il dialogo con tutte le persone
– Le parole sono importanti, ma dovremo intendersi sul senso che portano: se lavorano alla costruzione di qualche nuova teoria o cogestione delle nocività insieme agli sfruttatori, se queste invece spingono verso una radicalità della critica e preparano al prossimo conflitto
– Gli OGM potrebbero essere un buon inizio e aggancio sia con le persone sia con gruppi ambientalisti, situazione agricole… che se ne stanno già occupando. Starà a noi poi non limitarci alle modificazioni genetiche in campo alimentare, ma trasmettere un’opposizione all’intera ingegneria genetica e collegarla con le altre tecno-scienze 
– Sicuramente la nostra argomentazione non si fonderà sul dimostrare che gli ogm o le nanoparticelle fanno male alla salute, come per la vivisezione, a prescindere dall’utilità e dai danni alla salute, è una critica alla radice e al problema in sè. La nocività è una nocività sistemica per la sua irreversibilità, ricombinabilità, globalità
– Libri e testi di analisi sono importanti, purtroppo ci troviamo in periodo in cui poch* leggono e approfondiscono le questioni
– Momenti di confronto e discussione come anche questa riunione sono molto importanti
Il nanomondo è già qui, pensare a scenari futuristici ci fa scappare da sotto agli occhi quello che già da tempo si sta realizzando sotto i nostri occhi
– Nanotecnologie, biotecnologie sono parte di una più ampia visione e sensibilità ecologista radicale per chiunque intende battersi contro questo sistema 
– La ricerca genetica ha molte facce: porsi contro la ricerca genetica in ambito medico può essere interessante per far capire che non esiste un’applicazione positiva e perchè proprio attraverso la salute viene creato un contesto di accettazione
– Eventi come il nano-bioforum potrebbero essere occasioni importanti per organizzare iniziative di protesta
Da queste e altre riflessioni è nata l’idea di costruire una settimana di mobilitazione contro le bionanotecnologie e le scienze convergenti nel loro insieme, settimana da collegare con una delle prossime udienze del processo contro Billy, Silvia e Costa e dove ogni situazione potrà organizzare iniziative sul proprio territorio.
Per parlarne ancora insieme e iniziare a strutturarla il prossimo incontro sarà:

SABATO 9 GENNAIO

alle ore 10.00

EL PASO via Passo Buole, 47

TORINO

Ricordiamo che venerdì 8 gennaio a El Paso ci sarà la presentazione del giornale ecologista radicale L’Urlo della Terra e mercoledì 13 gennaio alle ore 9 inizierà a Torino il processo contro Billy, Silvia e Costa.

LECCE, 12/12: FERMATE NON PREVISTE

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RIPRENDIAMO LE OSTILITÀ ALLE TECNO-SCIENZE

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Aggiornamento da Marco Camenisch

Riceviamo e diffondiamo un aggiornamento dal prigioniero Marco Camenisch in merito alla possibilità di accedere a una diminuizione del dispositivo di sicurezza/sorveglianza:

Novembre 2015: Aggiornamento “discesa”

Nell’ultima settimana di ottobre 2015 è arrivato il responso della “commissione specialista” che sorprendentemente dichiara d’accordo con tutti i punti per una “discesa” proposti dal DAP ZH. Questo significa anche tra i vari passaggi, per es. dai permessi scortati a quelli senza scorta, o dagli ultimi al lavoro esterno, non richiede nuovi esami propri.

È positivo in quanto scadono i relativi rallentamenti del percorso e che questo, sempre entro i margini previsti,

potrebbe ev. svolgersi in modo più “flessibile”. Alla fine dell’ultima settimana di ottobre ci fu anche un’ulteriore “audizione” con il “responsabile del caso”, nella quale essenzialmente fu confermato il trasferimento a Saxerriet che avverrà nel mese corrente. Infos/News seguiranno.


marco camenisch, 01.11.2015, galera Bostadel, Menzingen, CH

ECONOMIA VERDE, SFRUTTAMENTO VERDE

vol urlo della terra 28-11-15

INCONTRO SOLIDALE IN VISTA DEL PROCESSO A BILLY SILVIA COSTA RIPRENDIAMO LE OSTILITA’ ALLE TECNO-SCIENZE

Lanciamo un momento solidale in vista del processo che si svolgerà a Torino il 13 Gennaio. Billy Silvia e Costa sono accusati di possesso,trasporto e ricettazione di esplosivo, e per il tentativo di attacco al centro di ricerche nanotecnologiche IBM a Zurigo. Questo si collega al 15 Aprile 2010 quando vennero fermati e arrestati dalla polizia elvetica che, perquisendo la loro auto, aveva trovato materiali esplosivi e incendiari e dei volantini che rivendicavano un imminente attacco esplosivo a firma “Earth Liberation Front Switzerland” (Fronte di liberazione dellaTerra) contro il centro di ricerche all’epoca in fase di realizzazione.

Processati, erano stati condannati a pene detentive dai 3 anni e 4 mesi ai 3 anni e 8 mesi.

Nel mentre la procura di Torino aveva aperto un’indagine anche nel tentativo di imbastire un’associazione sovversiva tra numerose situazioni impegnate in lotte ecologiste ed anarchiche e che avevano creato una rete solidale attorno a Billy, Silvia e Costa. Di fatto questo tentativo, caduto dopo anni, è servito per un forte monitoraggio e controllo di queste situazioni.

Vorremmo partire dal senso che è stato espresso dalla solidarietà negli anni della carcerazione in Svizzera, per riportare nuovamente un’attenzione verso gli sviluppi delle tecno-scienze e sulla necessità di opporvisi. Su quel percorso, che non è iniziato in Svizzera e che non si è mai interrotto, ci piacerebbe incontrare altri pensieri per costruire progettualità comuni, per non fermarsi sul momento repressivo, ma trasformarlo in nuove possibilità di critica e lotta.

DOMENICA 29 NOVEMBRE

ORE 17 PRESSO RADIO BLACKOUT, VIA ANTONIO CECCHI 21/A

TORINO

Test Blogilo

Test Blogilo

Sabotaggio antinucleare: dopo 10 anni si ritorna a processo

Nel 2005 a Molina di Quosa (Pisa) un traliccio Terna dell’alta tensione della linea La Spezia-Acciaiolo viene sabotato con due cariche di dinamite, azione che lo ha danneggiato seriamente ma senza farlo cadere.
Nei giorni successivi una lettera anonima, arrivata ad agenzie di stampa e alla redazione pisana del giornale ecologista radicale Terra Selvaggia, motivava il gesto contro i nuovi progetti di ripresa dell’energia nucleare.
Questi progetti non sono stati mai veramente dismessi con il referendum dopo Chernobyl, ma continuano ad essere portati avanti in numerose ricerche e centri sperimentali, come nella facoltà di ingegneria nucleare di Pisa che rappresenta un’eccellenza a livello nazionale. Sempre sullo stesso territorio nel parco naturale di S. Rossore spicca anche il CISAM: reattore nucleare sperimentale e centro di ricerche militari. Recentemente questo impianto ha fatto parlare di se per lo sversamento di acque radioattive nel canale dei navicelli che porta da Pisa al mare. Acque tossiche definite prive di pericoli dalle solite servitù locali Arpat e Asl. Questi veleni intramontabili ricordano invece che dal nucleare non si esce: quello che è stato prodotto, o che è rimasto come scoria, rappresenta l’eredità di una visione di mondo in cui la produzione energetica e il controllo militare si situano sopra qualsiasi cosa, anche se il prezzo è un lascito di un mondo discarica.
In quegli anni, soprattutto in Italia, non esisteva un vero dibattito sull’energia nucleare neanche nei contesti ambientalisti, dove sicuramente su certe questioni l’attenzione era più alta. Sembrava che con il referendum, ma soprattutto con il disastro di Chernobyl, si fossero creati gli anticorpi per difendersi dagli ingegneri dell’atomo. La realtà invece si è posta subito in maniera diversa: se in Bielorussia gli ecosistemi e tutti gli esseri viventi continuano a subire le terribili conseguenze delle radiazioni, qui si è persa la memoria di quello che è avvenuto e continua ad avvenire. Però per i paladini dell’atomo questo non è stato ancora abbastanza, hanno pensato loro di scrivere una nuova memoria instillando prima la paura per un collasso ecologico e quindi sociale, ormai più che evidente; successivamente ha preso piede la creazione di una cieca fiducia nella tecno-scienza e nelle sue soluzioni. In questo nuovo paradigma il così detto disastro nucleare non è più un qualcosa di eccezionale e soprattutto di imprevedibile, ma fa parte di una dimensione in cui la servitù è spacciata per responsabilità. Quella responsabilità che avrebbe dovuto farci capire che, in tempi di perenni crisi e quindi di rischi, certi irrazionali pensieri contro il tecno mondo non solo, non sono accettabili, ma sono terroristici, anzi eco terroristici. Del resto non esiste forse la Green Economy per pensare a quello che resta della natura? E se ancora ci fosse qualche dubbio basta tenere presente che le tecno scienze troveranno una soluzione, perché si tratta sempre ed esclusivamente di problemi tecnici risolvibili con tecnologie appropriate. A Fukuschima del resto è la stata la stessa società responsabile degli impianti che si è adoperata per metterli in sicurezza, essendo l’unica ad avere le tecnologie opportune. È stato trattenuto ufficialmente il mostro radioattivo, ma solo perché la radioattività è invisibile e ha conseguenze non immediate. Questo ha permesso ai tecno scienziati nipponici sostenuti dalle potenti lobby dell’atomo internazionali di mostrare una situazione sotto controllo quando invece il mostro radioattivo già era ben lontano per mare, terra e aria a portare in giro le sue conseguenze mortifere.
Se nel 2005 non vi era attenzione e interesse sul nucleare da parte del pubblico, in sordina si stava già muovendo da diverso tempo la lobby nuclearista capitanata in Italia da Enel che stava investendo fortissimo in tutta una serie di nuovi impianti in Francia e nell’Europa dell’Est, peraltro utilizzando negli impianti le stesse tecnologie di Chernobyl. Il progetto di fondo era quello di riportare l’atomo ancora una volta in Italia con la costruzione di nuove centrali o rimettendo in sesto quelle precedenti.
Per chi vive in queste zone della Toscana, lungo la linea che va dai monti pisani alle alpi Apuane, non è una cosa nuova sentire questi boati di rivolta. La linea La Spezia – Acciaiolo è contestata da più di trent’anni, non solo per il trasporto dell’energia nucleare francese, ma anche per l’inquinamento elettromagnetico. Solo su questa linea si contano negli anni decine di attacchi dinamitardi che hanno scosso il sonno a chi questo sistema di morte alimenta e riproduce. E hanno rallegrato coloro che hanno ben presente qual è il linguaggio che gli sfruttatori di ogni sorta tengono di conto prima e dopo aver intrapreso i loro progetti nocivi.
Anche la repressione negli anni non è mancata: l’arresto negli anni ’90 dell’anarchico ecologista Marco Camenisch accusato anche del sabotaggio dei tralicci di questa linea non ha però fermato gli attacchi e al contrario negli anni successivi sono diventati anche espressione di solidarietà nei suoi confronti e delle sue lotte all’interno delle carceri italiane e svizzere.
La repressione si è accanita particolarmente sul circolo ecologista anarchico di Pisa il Silvestre, riferimento per il giornale Terra Selvaggia e per numerose campagne di lotta, sia locali che sul territorio nazionale, a carattere ecologista e di liberazione animale. Diverse procure hanno cercato di imbavagliare le attività del Silvestre imbastendo svariate inchieste per associazione sovversiva. La procura di Firenze, che sicuramente conta il maggior numero di procedimenti messi in atto, dopo il sabotaggio al traliccio a Molina Di Quosa procederà contro il Silvestre, oltre che per l’imputazione del fatto specifico, anche per l’ennesima associazione sovversiva. L’uso del reato associativo, quasi sempre strumentale per instillare un clima emergenziale e giustificare qualsiasi misura repressiva, ha portato all’arresto di sette persone con misure cautelari preventive in carcere che si sono protratte fino a due anni e anche oltre considerando le varie restrizioni.
Con l’inizio del processo cade l’associazione sovversiva in pochi minuti, anche se era stato il vero motivo che aveva giustificato anni di carcere preventivo in sezioni EIV (Elevato Indice di Vigilanza) sparse per l’Italia.
Per il fatto specifico del sabotaggio al traliccio vengono fuori cose interessanti sulle modalità investigative della digos, le richieste alla procura di decreti si trasformano in pura formalità: qualsiasi luogo e spazio è idoneo per le loro cimici e le loro riprese, di fatto se parlano di abitazioni sono già dentro le auto. Queste modalità hanno fatto inceppare il processo per anni fino ad un appello traballante che ancora una volta e con successo è riuscito a giustificare tutto quell’apparato spionistico in nome dell’emergenza dell’associazione sovversiva che per anni ha aleggiato per Pisa.
Il 5 e il 19 Ottobre 2015 si terranno le prime udienze del processo d’Appello per cinque compagne/i accusate/i del sabotaggio al traliccio.
Come anni fa abbiamo dato voce sulle pagine di Terra Selvaggia a questo atto di rivolta, e a tutti quelli di cui ci arrivava notizia, ribadiamo ancora una volta la necessità di opporsi a questo sistema fondato sullo sfruttamento tra esseri umani, sugli altri animali e sulla natura.
Come scrivevano gli anonimi sabotatori nella lettera alla nostra redazione: “è giunta l’ora di staccare la spina a questo sistema di morte che sta devastando la natura e mettendo a rischio la stessa vita sulla Terra. I progetti di morte di questi criminali dell’atomo non passeranno sotto silenzio”.

Silvia e Costa

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Dal 5 ottobre al 19 si terranno a Firenze le udienze del processo d’Appello per i reati specifici contestati nell’ambito delle inchieste “gruppi d’affinità” e “anticorpi” del 2006. A distanza di molto tempo, dopo anni di galera, arresti domiciliari, restrizioni varie, la caduta del reato di associazione sovversiva e nuove inchieste, il processo si riapre.
Uno dei reati contestati è il sabotaggio di un traliccio dell’alta tensione. L’altro un attacco contro un’agenzia di lavoro interinale.
Nel 2005 un traliccio Terna della linea La Spezia-Acciaiolo è stato colpito e nei giorni seguenti una lettera arrivata a vari giornali e alla redazione di Terra Selvaggia motivava il gesto contro l’energia nucleare e suoi effetti nefasti.
In occasione del processo mi piacerebbe fare alcune riflessioni. Durante gli ultimi dieci anni sono state attaccate sempre più raramente strutture e circuiti di produzione e distribuzione di energia che rappresentano lo scheletro e la base su cui poggiano il mantenimento del potere, la proliferazione del capitale, la mercificazione nelle società avanzate e lo sfruttamento di quelle colonizzate. Al contrario, un sempre maggiore impulso hanno avuto la produzione e la distribuzione dell’energia grazie a più sofisticati ritrovati tecnologici, al boom delle cosiddette energie rinnovabili che contribuiscono ad abbellire il volto ecologista del capitale e accrescere le quotazioni di aziende come Terna, all’aumento della partecipazione e della dipendenza delle persone da tutto ciò che è utilizzabile attraverso l’energia, aldilà dei costi, non strettamente monetari, che questo comporta.
Nel mondo esistono ancora numerosissime centrali e i progetti di ricerca militare e civile nel settore non si sono mai fermati, ma è evidente che negli anni la percezione del problema delle scorie e dei rischi connessi a guerre atomiche o a disastri dovuti ad incidenti, è cambiato.
Sui rischi del nucleare e sulla necessità di limitarne o evitarne l’uso, sembrano oramai essere tutti d’accordo. Molti scienziati pongono le cosiddette questioni etiche rispetto alla ricerca indiscriminata, la Chiesa già da decenni ha preso posizione contro il nucleare e certe aberrazioni del progresso scientifico in nome di un conservatorismo non meno dannoso della maschera filantropica della scienza. Su queste posizioni sembrano essere la maggior parte dei politici come dimostra, ad esempio, il recente accordo sul nucleare ratificato con l’Iran che oltre a costituire una scelta geopolitica significativa e aprire nuovi mercati per garantire una maggiore circolazione delle merci e delle risorse energetiche, intende far si che solo quei Paesi tradizionalmente più influenti all’interno della comunità internazionale possano disporre di armi nucleari. I rischi connessi all’energia nucleare sembrano far paura a tutti. Anche alla cosiddetta opinione pubblica: fra la gente si è diffuso un forte senso di opposizione e, talvolta, di condanna per paura dei rischi, oramai noti, delle possibili conseguenze catastrofiche di uno scontro nucleare. Ma, aldilà di più o meno strumentali allarmismi su aspetti specifici, sappiamo bene come lo sviluppo energetico, sia esso alimentato dal nucleare o da vecchie e nuove risorse e tecniche, rimanga uno dei perni fondamentali su cui si regge il funzionamento del dominio.
Coloro che hanno sempre sostenuto la produzione e l’utilizzo dell’energia nucleare, per scopi militari e/o civili, e i contesti che hanno reso possibile il loro lavoro, hanno col tempo intrapreso nuove strade. Attraverso vecchi guadagni e nuove retoriche vengono finanziati nuovi e più accettabili progetti, nel terreno reso fertile da decenni di propaganda vengono seminati nuovi inganni.
È necessario osservare bene ciò che accade attorno a noi, cogliere i cambiamenti in atto e i loro effetti sulle società in cui viviamo, le direzioni, molteplici e complesse, verso cui vanno le lobby industriali, i centri di ricerca, le scelte economiche e quelle finanziarie, i meccanismi di potere, di controllo e di recupero. Ogni aspetto della realtà che ci è nemica è strettamente connesso con gli altri. Le questioni relative al nucleare, mai definitivamente tramontate, lo sviluppo delle scienze convergenti, le evoluzioni dell’informatica, la devastazione dell’ambiente, l’economia, le carceri, il lavoro, le disuguaglianze sono tutti aspetti legati attraverso un unico filo conduttore al processo continuo di ristrutturazione capitalistica. Non c’è niente da salvare e quindi tutto va distrutto, senza remore, né speranze, né alternative, né terre promesse, né rivendicazioni parziali.
Il potere non è un’idra mitologica a cui tagliar la testa o una minaccia incorporea che domina incontrastabile. Si realizza piuttosto attraverso elementi concreti. Chi, anni fa, ha individuato un traliccio ha trovato di fronte a sé un obiettivo concreto e attaccabile. E ogni danno fatto contro la sacralità della scienza, il valore della proprietà e la giustizia delle leggi, la bellezza dei media o la soluzione comoda della rassegnazione è un danno benvenuto.

Mariangela